Roma, 24 giu. (Adnkronos) – Una ‘stretta’ da parte del governo sul tema delle intercettazioni? ”Non ce n’è bisogno, l’effetto è già stato ottenuto con le tante imprese che sono state costrette a chiudere i battenti per effetto dei mancati pagamenti da parte dello Stato alle aziende del settore. Un credito che è arrivato ormai a 500 milioni di euro complessivi”. Lo sottolinea all’Adnkronos Walter Nicolotti, presidente di Iliia, l’associazione che raccoglie l’adesione di circa sessanta aziende specializzate nella produzione di microspie e strumenti tecnologici di supporto alle attività della polizia giudiziaria su disposizione della magistratura.
”Ci sono fatture – aggiunge Nicolotti – che attendono il pagamento addirittura dal 2006, una situazione che sta generando una moria di imprese di settore. Purtroppo – rileva – il settore risente da sempre dell’emotività che accompagna il tema delle intercettazioni. Sull’onda di casi di cronaca o di polemiche politiche, ciclicamente si sente parlare di riduzioni, limitazioni, vincoli. E alla fine chi ci rimette sono soltanto i lavoratori del settore”.
Le aziende che si occupano di installazione, produzione, assistenza tecnica e servizi di noleggio di attrezzature per l’intercettazione telefonica, ambientale e video, ”vivono quindi un momento difficile. Se lo Stato chiude il rubinetto dei pagamenti dovuti, sarà difficile andare avanti. E i casi mediatici – osserva – non ci aiutano”.
Le aziende private presenti sul mercato o attive nelle vendite on line di apparecchiature tecnologiche di questo tipo affermano di non risentire troppo della crisi. Il vero business, infatti, risiede nelle forniture ai privati o alle aziende.