Il marito spione aveva piazzato una “cimice” nell’auto della moglie. Voleva accertarsi di quel di cui sospettava e così, una volta ascoltato l’audio della registrazione, si accorse che nell’auto la moglie trascorreva minuti bollenti con l’amante. Non fu una sorpresa, semmai quel documento serviva al marito per avere qualche vantaggio durante la causa di separazione che era già in corso. Il problema è che la registrazione che conteneva l’ansimare proibito e le effusioni amorose dei due che ci davano dentro è stata oggetto di denuncia.
La moglie spiata poco aveva gradito l’inatteso controllo e l’intrusione e così aveva denunciato l’ex marito dopo aver appreso, proprio durante la causa, che era in possesso della registrazione audio e che ne aveva portato a conoscenza i due fratelli: «Ecco cosa faceva la mia ex moglie, quando non era in casa». L’articolo 615 bis del codice penale punisce chi utilizzi strumenti di ripresa o registrazione per procurarsi notizie o immagini sulla vita privata di una persona. Sarebbe questo il caso, il problema è che i luoghi in cui queste informazioni vengono raccolte devono essere quelli che la legge considera come «privati». E secondo il pubblico ministero Armando Mammone, l’auto non poteva essere considerata tale. Così aveva chiesto l’archiviazione per il marito curioso.
A questo provvedimento aveva presentato opposizione la moglie e così ieri, di fronte al giudice per le indagini preliminari Silvia Palmas, le controparti hanno spiegato le proprie ragioni. Il pubblico ministero ha rinnovato la richiesta di archiviazione motivandola anche col fatto che la registrazione bollente non era stata divulgata attraverso mezzi d’informazione. Anche per l’avvocato Simona Atzori, che assiste il marito denunciato, le tesi che portano all’assoluzione sono da ritenersi valide e l’auto non è da considerare come un luogo in cui si svolge la vita privata.
Diverso il parere dell’avvocato Manuela Cau, che assiste la moglie spiata. Ha infatti prodotto alcuni pronunciamenti della Cassazione o di altri tribunali, in cui si equipara l’automobile a una casa o a un qualsiasi altro luogo in cui si svolge la vita privata. Insomma, quella “cimice” che registrava gli incontri bollenti tra i due amanti non doveva essere piazzata e in più, il fatto che sia stata prodotta in una causa di separazione
e divulgata anche ai due fratelli del marito dalle orecchie elettroniche, merita un processo.
Come andrà a concludersi la vicenda? Il giudice scioglierà la riserva nei prossimi giorni sull’opposizione all’archiviazione, intanto sul film del matrimonio la parola fine è arrivata da tempo.