Mille euro per anticipare un’operazione all’addome presso l’ospedale di Terni la somma che un chirurgo di 56 anni, Paolo Ronca, avrebbe chiesto a una paziente. È stato però scoperto dalla polizia e messo agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione.
Provvedimento convalidato oggi dal gip che dopo l’interrogatorio ha comunque rimesso in libertà il professionista, disponendo la sospensione per due mesi della sua attività pubblica. Ronca è stato sorpreso in flagranza. Subito dopo essersi fatto consegnare dalla donna 300 euro che secondo la digos di Terni rappresentavano un acconto dei mille richiesti. Soldi che dovevano servire – in base alla ricostruzione accusatoria – per anticipare l’operazione, eludendo le normali procedure amministrative relative alle liste d’attesa e alla prenotazione obbligatoria. Dalle indagini è emerso che la donna si era rivolta al pronto soccorso due settimane fa per dei dolori all’addome. Aveva poi prenotato una regolare visita specialistica con il chirurgo che, visto il persistere del problema, le avrebbe proposto il pagamento dei mille euro per anticipare l’intervento. Episodio finito all’attenzione della digos impegnata in una «ampia» attività d’indagine finalizzata al contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione. La Questura di Terni ha sottolineato di avere raccolto «prove inconfutabili» a carico del chirurgo, definito «stimato professionista» nella stessa nota della polizia. Ronca lavorava dal 1987 presso il reparto di chirurgia generale e specialità chirurgiche dell’ospedale di Terni dove è stato bloccato. L’Azienda ospedaliera ha quindi «immediatamente» sospeso dal servizio e dallo stipendio il medico. Il direttore generale Andrea Casciari ha anche annunciato l’avvio delle procedure per un procedimento disciplinare. «Si tratta – ha sottolineato Casciari – di un episodio molto grave. Per questo, con determinazione, tuteleremo in ogni sede il danno all’immagine arrecato alla nostra azienda. Siamo già pronti a costituirci parte civile in un eventuale processo». Il difensore del chirurgo, l’avvocato Roberto Spoldi, ha intanto evidenziato che le contestazioni al suo assistito «sono relative esclusivamente all’episodio emerso», anche sulla base di almeno un’intercettazione telefonica.
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